Rapporto annuale sull’efficienza energetica, a cura di ENEA

E’ disponibile on line il documento di cui riproduciamo l’introduzione.

“Il quadro che è andato delineandosi tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 è caratterizzato dal consolidamento di una preoccupante concatenazione di criticità che stanno minando le prospettive di pieno recupero dalla catastrofe pandemica. A mutare radicalmente le aspettative sulla ripresa è intervenuta l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, nel febbraio del 2022, atto che ha ulteriormente aggravato e “reso durature” alcune delle fisiologiche conseguenze negative del rimbalzo dell’attività economica osservate a seguito dell’allentamento delle restrizioni alla circolazione degli individui ed alle attività produttive (crescita dei prezzi delle materie prime, soprattutto energetiche, e strozzatura delle catene di forniture globali). Su base annua il Prodotto interno lordo italiano ha registrato un aumento del 6,7% in volume tra il 2020 e il 2021, circa un punto e mezzo in più rispetto alla media UE (5,3%). A trainare questa decisa ripresa, sono state tutte le compenti del Pil.

In particolare, si è registrato un aumento degli investimenti fissi lordi del 19,4%, tra cui emerge il +26% conseguito dal settore delle costruzioni. Tuttavia, ancor prima dello scoppio del conflitto attualmente in corso, erano manifeste tensioni sui mercati energetici globali. In questo scenario, le forniture di gas russo all’Europa hanno rappresentato un elemento cruciale per valutare l’incertezza sia economica che energetica. Già a cavallo tra il II e il III trimestre del 2021, i prezzi dell’energia avevano iniziato a crescere per via delle citate difficoltà nell’approvvigionamento delle materie prime, soprattutto di gas naturale a fronte della necessità di reintegrare le riserve in vista della stagione invernale.

Queste tensioni hanno avuto un notevole impatto sul benessere dei cittadini e sulla competitività delle imprese. A livello comunitario, l’indice medio armonizzato dei prezzi al consumo segna nel 2021 un incremento di 9,3 punti rispetto al valore del 2015; +2,9% rispetto al 2020, lambendo il recente record di +3,1% su base annua osservato nel 2011. Il traino principale è stato esercitato dalle spese energetiche. La voce di consumo “energia, gas e altri combustibili” registra un tasso medio di inflazione nel 2021 del 9,8% (contro una variazione annuale del -3,4% tra il 2019 e il 2020). All’interno di questa voce il gas naturale sale oltre il 10%. In Italia, seppur il dato generale dia conto di un impatto minore rispetto ai principali partner europei e alla media comunitaria (+1,9%), emerge il forte incremento delle spese per il gas (19,2%) e l’elettricità (14,9%).

Sul versante delle attività produttive, l’indice dei prezzi alla produzione subisce un incremento di circa 12 punti rispetto al 7 2015 e del 9,8% rispetto al 2020. Il dato italiano in questo caso è superiore di un punto percentuale (+10,8% tra il 2020 e il 2021) rispetto al dato comunitario. A pesare notevolmente sui bilanci delle imprese sono le spese per le forniture energetiche che totalizzano sul 2021 incrementi variabili tra il 60% e l’80%. Queste tendenze hanno indotto le istituzioni comunitarie ad assumere una serie di provvedimenti per contrastare gli effetti negativi dell’aumento dei prezzi dell’energia, al fine di salvaguardare la ripresa economica nella fase post-pandemica e tutelare la continuità di accesso all’energia per i consumatori più esposti alle
variazioni dei costi energetici: famiglie vulnerabili, piccole e medie imprese e imprese operanti nei settori energivori.
La convinzione dei decisori pubblici di effettuare una azione di contrasto a problemi “transitori”, che ha animato queste iniziative, cessa con l’invasione dell’Ucraina, che ha proiettato l’Europa in una crisi di cui si intravedono pochi precedenti. Le attuali sfide richiedono dunque interventi urgenti e sostanziali da parte delle istituzioni pubbliche nazionali ed internazionali, che realizzino un attento bilanciamento tra le politiche emergenziali (difesa dei redditi, difesi dei posti di lavoro, protezione dell’attività economica) e il mantenimento degli impegni di medio-lungo periodo, in primo luogo, quelli volti alla decarbonizzazione, cercando il più possibile di sfruttare sinergie virtuose tra le due dimensioni di intervento.”

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