Polo nazionale sulla fusione nucleare. Presentate 9 proposte

Si è chiusa con la presentazione di nove proposte la prima fase del bando per ospitare la Divertor Tokamak Test facility (DTT), il più grande polo nazionale di ricerca sulla fusione nucleare che prevede investimenti per 500 milioni di euro.

Hanno presentato formale candidatura: Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna con un sito in tandem con la Toscana, Lazio, Liguria (con due siti), Piemonte, Puglia e Veneto.
Con un investimento di circa 500 milioni di euro, si stima che la DTT potrà avere un ritorno nel tempo sul territorio ospitante di circa 2 miliardi di euro e impiegherà oltre 1.500 addetti, tra diretti e indotto, per rispondere ad alcune delle maggiori sfide della fusione: gestire i grandi flussi di potenza prodotti dal plasma combustibile e testare nuovi materiali, come i metalli liquidi, a prova di temperature elevatissime. Lo scopo finale della ricerca sulla fusione nucleare è di mettere al servizio del pianeta la stessa fonte di energia che alimenta il sole e le stelle, grazie all’impiego di un combustibile inesauribile e facilmente reperibile: l’acqua.

“Adesso si apre la fase della valutazione, attraverso un percorso pubblico di massima trasparenza e partecipazione, per individuare l’area che, sulla base di criteri oggettivi e di analisi costi/benefici, presenta le migliori caratteristiche tecniche, scientifiche ed economiche”, sottolinea il presidente ENEA, Federico Testa.
“Per assicurare la massima terzietà ed obiettività, nonché la qualificazione tecnico-scientifica di tutto il processo, a presiedere la commissione aggiudicatrice è stato chiamato l’ingegner Alessandro Ortis, ex direttore generale del Ministero dell’Industria, già presidente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas e vicepresidente dei Regolatori europei”, aggiunge Testa.

La Commissione di esperti dovrà esaminare le proposte e valutarne la rispondenza ai requisiti essenziali del bando – come ad esempio un’estensione tra 4 e 6 ettari, la compatibilità con il piano regolatore urbanistico, le certificazioni ambientali, la presenza di infrastrutture e aree industriali e le eventuali sinergie con queste – e poi elaborare una graduatoria.

“Essere riusciti a realizzare il DTT in Italia – prosegue Testa – è un successo a livello internazionale, frutto della lunga tradizione ENEA nel campo dell’energia e della ricerca avanzata, a conferma della capacità di acquisire grandi progetti per poi svilupparli insieme alle nostre filiere produttive di eccellenza. Ma è un risultato importante anche per le ricadute sul territorio, sul sistema delle imprese e, soprattutto, per le grandi sfide della decarbonizzazione e della lotta alla povertà energetica, grazie ad una fonte rinnovabile, sicura ed economicamente competitiva, in grado di sostituire le fonti fossili”, conclude Testa.

Ideato dall’ENEA in collaborazione con CNR, INFN, Consorzio RFX, CREATE e alcune prestigiose università, DTT farà da “trait d’union” tra i grandi progetti internazionali ITER, il reattore a fusione da 20 miliardi di Euro in costruzione nel Sud della Francia frutto della collaborazione di 35 Paesi, e DEMO, il reattore che dopo il 2050 dovrà immettere in rete energia elettrica da fusione nucleare.

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