Secondo un nuovo rapporto delle Nazioni Unite, World Economic Situation and Prospects 2020, è necessario un massiccio aggiustamento del modo in cui il mondo produce la sua energia per raggiungere gli obiettivi del cambiamento climatico.
L’unico modo per rompere in modo decisivo la connessione tra le emissioni di gas serra e l’attività economica è cambiare il mix energetico, dice il rapporto, chiedendo un’enfasi molto maggiore sulle energie rinnovabili e su altre fonti di energia a basse emissioni di carbonio.
Il settore energetico è attualmente responsabile di tre quarti delle emissioni globali di gas serra.
Il rapporto ONU World Economic Situation and Prospects 2020 avverte anche che le attuali decisioni politiche sono spesso miopi e che l’urgenza della transizione energetica continua ad essere sottovalutata. Il passaggio all’energia pulita è la chiave per combattere il cambiamento climatico, eppure negli ultimi cinque anni la transizione energetica ha subito una stagnazione.
Il consumo e la produzione di energia contribuiscono ai due terzi delle emissioni globali, e l’81% del sistema energetico globale è ancora basato sui combustibili fossili, la stessa percentuale di 30 anni fa. Inoltre, i miglioramenti dell’intensità energetica dell’economia globale (la quantità di energia utilizzata per unità di attività economica) stanno rallentando. Nel 2018 l’intensità energetica è migliorata dell’1,2%, il tasso più lento dal 2010.
Sono necessarie politiche efficaci, dice l’ONU, un’azione del settore privato e una cooperazione pubblico-privato per creare un sistema energetico globale più inclusivo, sostenibile, accessibile e sicuro.
Il benchmarking dei progressi è essenziale per il successo della transizione. L’Indice di transizione energetica del World Economic Forum, che classifica 115 economie in base al loro equilibrio tra sicurezza e accesso all’energia e sostenibilità ambientale e accessibilità economica, mostra che la sfida più grande che la transizione energetica deve affrontare è la mancanza di disponibilità tra i maggiori emettitori mondiali, tra cui Stati Uniti, Cina, India e Russia. I 10 Paesi che registrano il punteggio più alto in termini di disponibilità rappresentano solo il 2,6% delle emissioni annue globali.
Secondo il rapporto, qualsiasi ritardo nell’azione decisiva verso la transizione energetica potrebbe raddoppiare gli eventuali costi.
L’avvertimento arriva un giorno dopo che il FMI ha presentato le sue previsioni per l’economia globale a Davos, e ha detto che l’impatto del cambiamento climatico – compresi gli incendi in Australia, gli uragani nei Caraibi e le inondazioni in Africa orientale – sta già frenando la crescita.
Tuttavia, il rapporto dell’ONU rimane ottimista sul fatto che la crescita economica possa andare di pari passo con la limitazione delle emissioni di carbonio – a patto che ci sia un cambiamento nel mix energetico.