Start Magazine e CEI CIVES hanno pubblicato il Libro bianco sulla mobilità elettrica in Italia 2017. Il Libro bianco sulla mobilità elettrica è un tentativo di fotografare la situazione del settore, aggregando una serie di dati e studi che nell’ultimo anno hanno messo in evidenza un unico leitmotiv: il bisogno di continuare a lavorare per far crescere una sensibilità più diffusa dei benefici ambientali e in prospettiva economici della mobilità elettrica.
Secondo il Libro bianco sulla mobilità elettrica in Italia 2017, il mercato dell’auto a batteria resta ancora di nicchia, sotto la soglia di rilevanza. E se negli anni scorsi, le immatricolazioni mostravano un trend positivo (sono aumentate del 64,35% tra il 2013 e il 2014 e del 62,20% tra il 2014 e il 2015), l’E-mobility Report del Politecnico di Milano sostiene che nel 2016 la crescita è stata pari allo zero. Infatti, le auto elettriche immatricolate in Italia nel 2016 sono state 2.560, di fatto lo stesso dato del 2015. Secondo CEI CIVES a dicembre 2016 il parco auto a batteria circolante in Italia era pari a 8.750 vetture. Il trend al ribasso era evidente anche dai dati di Unrae – Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri – aggiornati a novembre 2016: in Italia, nei primi 11 mesi del 2016, sono state immatricolate solo 1207 auto elettriche “pure”, pari allo 0,07% delle immatricolazioni totali, con un calo dell’11,8% rispetto allo stesso periodo 2015, quando le immatricolazioni furono 1369, circa lo 0,09% del totale. La quota complessiva di mercato resta sostanzialmente invariata (0,12% del totale, contro 1,2% della Francia, o l’1% della Gran Bretagna).
Libro bianco sulla mobilità elettrica in Italia segnala che sono ancora pochi i punti di ricarica installati sul territorio nazionale a sostegno della nuova mobilità. In Italia ci sono 2874 punti di ricarica, sorti tutti (o quasi) per iniziativa dei privati. Come già accennato, il Piano ministeriale prevedeva, entro il 2016, l’installazione di “150 stazioni in autostrada; 150 stradali; 150 tra porti, aeroporti e parcheggi”, al momento non realizzate.Uno studio effettuato dal Politecnico di Milano, in collaborazione con Enel, ha definito, per diversi scenari di sviluppo del mercato dei veicoli elettrici al 2020, un piano nazionale per la realizzazione di una rete di infrastrutture di ricarica, stimando consistenza dei punti di ricarica, tipologia e distribuzione sul territorio. I numeri dell’attuale mercato italiano, però, non consentono di effettuare delle stime future ed è per questo che gli analisti hanno deciso di ricorrere a una stima legata al comportamento di altri Paesi dove i veicoli elettrici sono più diffusi.
Il Libro bianco sulla mobilità elettrica in Italia evidenzia che a ricoprire un ruolo di primo piano per lo sviluppo di una mobilità sostenibile sono le colonnine private. In una fase iniziale di mercato, in attesa del graduale sviluppo dell’infrastruttura pubblica, infatti, a scegliere l’auto a batteria sono soprattutto i soggetti che hanno la possibilità di ricaricare il veicolo nell’area in cui il veicolo viene normalmente parcheggiato, che sia a casa o in azienda (a casa, in particolare, possiamo usufruire di tariffe vantaggiose, in base alle offerte stipulate con il proprio gestore).
A dimostrare l’importanza dello sviluppo di una rete di ricarica privata sono le esperienze estere. In tutta Europa la grande maggioranza delle auto elettriche in circolazione, acquistate dai first adopters appartengono a persone o aziende che hanno la possibilità di ricaricare dove la propria auto elettrica è parcheggiata durante il giorno o la notte. Secondo i dati di Elbil (The Norwegian Electric Vehicle Association), il 93% delle auto elettriche norvegesi vengono ricaricate a casa. Saltuariamente in azienda (39%) o nei punti di ricarica
rapida (15%), nei punti di ricarica lenti di parcheggi e centri commerciali (15%). In Francia, la ricarica domestica è preferita nel 75-80%. dei casi. Anche in Italia, la possibilità di dar vita ad una rete di ricarica privata è davvero alta. Secondo i dati 2014 dell’Osservatorio del Mercato Immobiliare, in numerose città (Bari, Bologna, Brescia, Genova, Milano, Roma, Torino, Napoli…) il numero di unità accatastate nella categoria C6 (stalle, scuderie, rimesse e autorimesse) è “largamente superiore alle migliori ipotesi di penetrazione della mobilità elettrica nel medio termine (a Milano, ad esempio,
tali unità immobiliari sarebbero dell’ordine del 47% delle auto-vetture dei residenti), ed è presumibile che presso molte vi sia la possibilità tecnica di allestire allacciamenti di ricarica privati per i veicoli elettrici”.
Attualmente, bisogna precisare che in Italia, sono pochi i punti di ricarica privati installati che vantano potenza sufficiente 3,7 kW e che sono allacciati al POD dell’utente (proprietario dell’auto). Nella maggioranza dei casi le prese di box e aree comuni di parcheggio sono allacciate alla rete condominiale. Appare chiaro che sono necessari degli adeguamenti impiantistici e/o contrattuali.