Il lavoro a distanza permette di evitare l’emissione di circa 600 chilogrammi di anidride carbonica all’anno per lavoratore[1] (-40%)[2] con notevoli risparmi in termini di tempo (circa 150 ore), distanza percorsa (3.500 km) e carburante (260 litri di benzina o 237 litri di gasolio). È quanto emerge dallo studio ENEA sull’impatto ambientale dello smart working a Roma, Torino, Bologna e Trento nel quadriennio 2015-2018, pubblicato sulla rivista internazionale Applied Sciences. L‘articolo è disponibile integralmente qui.
L’indagine ha coinvolto un campione complessivo di 3.397 persone di 29 amministrazioni pubbliche su tutto il territorio italiano, che hanno applicato il lavoro da remoto nel periodo 2015-2018, quindi prima della pandemia. In linea con i dati demografici dei dipendenti nella pubblica amministrazione, il 73,7% del campione è costituito da donne over 50; il 52% del campione ha bambini in età scolare e il 42% dichiara di avere familiari bisognosi di assistenza. Le persone in lavoro da remoto hanno fornito, in maniera anonima, informazioni su mobilità casa-lavoro, tempi di viaggio e distanza giornaliera percorsa. L’analisi si è concentrata sulle risposte pervenute da lavoratori ‘agili’ con sede a Bologna, Torino, Trento e Roma, che utilizzano l’auto per recarsi al lavoro, in modo esclusivo o in combinazione con altri mezzi.