Nelle compravendite immobiliari l’efficienza energetica non è ancora un elemento decisivo nelle scelte anche se sta conquistando spazi rispetto al passato.
È il quadro che emerge dallo studio realizzato da ENEA, FIAIP e I-Com (Istituto per la Competitività) che fotografa, per il quinto anno di seguito, l’impatto sul settore del cosiddetto “Fattore E” (l’efficienza). Nel 2017 da un lato si è registrata una crescita (+0,5%) della riqualificazione del patrimonio abitativo, dall’altro, il 56% delle vendite totali è stato nella classe G, la peggiore di tutte, il 24% nelle classi E ed F, il 13 nelle classi C e D e solo il 7% nelle classi energetiche A e B, le migliori. Inoltre, un mediatore immobiliare su due ritiene che l’APE (Attestato di prestazione energetica) che raccoglie le caratteristiche di consumi ed efficienza di un immobile – non incida sulle scelte di chi compra o vende.
Preoccupa, in particolare, il dato relativo alle ristrutturazioni: solo il 10% degli immobili oggetto di intervento è nelle prime tre classi energetiche, a conferma che gli italiani ancora non sfruttano quella fondamentale opportunità che la ristrutturazione edilizia offre per interventi di efficientamento energetico
Nello studio è inoltre riportata l’opinione degli agenti immobiliari su alcuni aspetti specifici. In tema di APE, ad esempio, il 50% degli intervistati ritiene che non venga utilizzata per orientare le scelte di chi compra o vende; per aumentarne l’utilità, il 44% degli agenti immobiliari ritiene che debba essere trasformata in uno strumento dinamico in grado di far capire all’acquirente quali saranno i suoi reali consumi energetici quando andrà a vivere nella sua nuova abitazione. E per il 48% degli agenti, l’eventuale inserimento nei listini immobiliari di una specifica voce relativa alle abitazioni “ristrutturate green” non avrebbe un rilevante impatto sui clienti..