Il CNI (Consiglio Nazionale degli Ingegneri) ha pubblicato i risultati di un’indagine sull’efficienza energetica nei Comuni italiani. L’indagine ha lo scopo di fotografare lo stato dell’arte del processo di attuazione della normativa sui temi energetici da parte della amministrazioni locali. L’indagine è stata effettuata tra tutti i Comuni capoluogo di provincia e quelli non capoluogo con più di 50.000 abitanti. Dei 172 Comuni contattati, hanno risposto in 80 (46,5%).
L’efficienza energetica come volano dell’economia
Nelle presse dello studio, il CNI evidenza che il risparmio energetico negli edifici, potrebbe essere nel futuro immediato uno dei principali motori di sviluppo con 12,8 miliari di investimenti previsti nei prossimi tre anni.
Le conclusioni della ricerca del CNI
Le conclusioni della ricerca, che riportiamo integralmente, sono parzialmente incoraggianti, anche se vengono evidenziate la presenza di alcuni ostacoli nelle prassi organizzative che impediscono la realizzazione di una concreta politica energetica da parte dei Comuni
“Il quadro che emerge dai risultati dell’indagine evidenzia abbastanza chiaramente, a livello nazionale, l’esistenza di alcune barriere di carattere organizzativo e culturale presenti nei Comuni per l’attuazione degli obiettivi nazionali ed europei di efficienza energetica, barriere che, ad oggi, impediscono l’attuazione di una reale politica energetica a livello locale. Di conseguenza, vengono penalizzati pesantemente i professionisti
del settore energetico-impiantistico che vedono sfumare, così, una quantità non indifferente di mancate occasioni professionali.
Viene dunque a mancare uno degli elementi fondamentali della filiera dell’efficienza energetica nazionale, ossia il contributo dei professionisti in possesso di specifiche competenze. La mancanza, o comunque la debolezza di questo anello della catena, produce un “effetto domino” che indebolisce l’intero sistema, con il risultato che l’apporto dei governi locali per ciò che riguarda il conseguimento degli obiettivi nazionali
è, al momento, assai ridotto.
L’effetto domino coinvolge ovviamente anche i liberi professionisti che, frequentemente, si ritrovano ad asseverare richieste di titoli abilitativi secondo la vigente legislazione in materia, senza tuttavia poter avvalersi appieno del contributo degli uffici tecnici comunali designati, in quanto, come emerso dai dati, molto spesso non dotati di figure professionali adeguatamente competenti, in grado di segnalare errori e non conformità che, se non accertate in una fase propedeutica alla consegna, possono, in seguito, determinare pesanti responsabilità e conseguenze per l’attività professionale svolta.
Tali non conformità, in assenza anche dei dovuti controlli a campione post consegna, possono creare sicuramente alcuni problemi nei rapporti contrattuali tra la committenza e gli acquirenti nel caso di nuove costruzioni edilizie ed in generale nei rapporti tra terzi o determinare una scadente qualità energetico-impiantistica delle realizzazioni.
Non meno importante, la mancanza di uffici preposti al trattamento di queste tematiche fa sì che non sia controllata la qualità energetica delle realizzazioni edilizie. In conclusione, si delinea chiaramente la necessità che il CNI continui nell’azione di informazione, sensibilizzazione e promozione nei confronti dei Comuni perché le barriere individuate siano rimosse e la professione dell’ingegnere impiantista assuma pari dignità rispetto agli altri settori anche in termini di occasioni professionali, a fronte di percorsi formativi e di aggiornamento in un settore normativamente complesso.”
Il testo integrale del lavoro può essere scaricato dal sito del Centro Studi CNI.