E’ stata presentata la ricerca Dagli Elettroni ai Bit. Le Trasformazioni del Lavoro nel Settore Elettrico a cura di: Politecnico di Torino, Utilitaia, Elettricità Futura. Dalla ricerca emerge una crescente complessità nelle attività operative che caratterizzano tutte le fasi della filiera elettrica, oltre che un progressivo cambio nella “architettura industriale” del settore.
Dagli Elettroni ai Bit: il cambio di architettura
Il cambio di architettura è favorito dal crescente peso della generazione da fonti rinnovabili, dalla produzione fotovoltaica a quella dei biogas, oltre che dall’aumento nel numero di operatori attivi nella vendita di elettricità ed ha forti implicazioni per il sistema delle Relazioni Industriali e per la gestione del personale. Queste fasi registrano i tassi di crescita più elevati di numero di imprese e di occupati, con una forte componente dovuta all’ingresso di operatori con una specializzazione industriale non pienamente collocabile nel perimetro del settore elettrico. Il fatto che il settore elettrico sia caratterizzato da retribuzioni e costi del lavoro più elevati spiega il fatto che alcuni di questi nuovi entranti nel settore abbia deciso di applicare i contratti nazionali di lavoro del settore metalmeccanico (è il caso dei comparti del biogas e fotovoltaico) o del commercio (è il caso delle aziende focalizzate nella vendita). In questo scenario di evoluzione, il contratto nazionale del settore elettrico potrebbe quindi divenire in futuro quello di riferimento solamente per i comparti di distribuzione e trasmissione.
Dagli Elettroni ai Bit: l’aumento della complessità operativa
L’altro elemento con cui l’evoluzione del sistema di gestione delle Risorse Umane del settore elettrico deve confrontarsi è l’aumento della complessità operativa imputabile alla diffusione delle fonti rinnovabili e al decentramento produttivo portato da questo cambio di paradigma. A questo si aggiunge l’avvento della digitalizzazione che sposta la frontiera efficiente nelle modalità di esercizio e manutenzione di impianti e reti elettriche e che nelle attività di consumo e di vendita porta a nuove logiche commerciali. L’effetto atteso per il futuro e già delineatosi negli ultimi anni è una crescita della scala minima efficiente per la generazione e per la distribuzione e registra quindi nel comparto della generazione un segno opposto a quello finora prodotto dal crescente impiego delle fonti rinnovabili e all’avvento dei cosiddetti prosumers. A questi fattori si sommano le discontinuità portate dall’avvento di nuove logiche operative come i sistemi di accumulo, il vehicle-to-grid nella mobilità elettrica, e il demand-response management. Di questi trend, quello più a breve termine è l’utilizzo di sistemi di accumulo a complemento delle attività di generazione, trasmissione e distribuzione. Essi stanno provvedendo a cambiare profondamente alcune delle logiche e degli approcci di gestione delle reti elettriche, con una conseguenza sulle competenze richieste ad alcuni ruoli specialistici. Le altre due discontinuità, il vehicle-to-grid e il demand-response management si manifesteranno nel medio termine (oltre i prossimi cinque anni, probabilmente) e i loro effetti sulla domanda di nuove competenze, radicalmente diverse da quelle attuali, potrebbero essere tuttavia limitati a un numero contenuto di ruoli tecnici legati allo sviluppo degli algoritmi di orchestrazioni delle reti intelligenti o a esperti di regolazione e di pricing.
Dagli Elettroni ai Bit: le attività di vendita
Nelle attività di vendita la complessità è oggi guidata dall’avvento di nuove logiche commerciali e dal fatto che mobilità elettrica, diffusione delle fonti rinnovabili, e in generale digitalizzazione offrono nuove opportunità di offrire bundling di servizi a più elevata marginalità rispetto al passato in cui l’energia elettrica veniva venduta come una commodity. Abbiamo evidenziato come questi aspetti concorrano ad aumentare i livelli di produttività del lavoro in questa fase. Tuttavia, l’elevata frammentazione che oggi presenta il comparto della vendita pone dei dubbi sulla diffusione delle innovazioni nei modelli di servizio e di business nel segmento costituito da aziende di piccola dimensione.
Simili dubbi sembrano invece proporsi come meno plausibili nel settore della generazione, dove il dato sulla dimensione media di impresa particolarmente contenuta (2,5 addetti nel 2015) segnalata dall’analisi dei dati Istat sembra essere fittizio. Il settore della generazione fotovoltaica si sta infatti concentrando, con episodi di consolidamento nelle proprietà e con una forte presenza di imprese con competenze impiantistiche specializzate nelle fasi di installazione o di esercizio e manutenzione. In questo comparto sembra ragionevole assumere che i player più grandi saranno in grado di realizzare le opportunità di innovazioni offerte dalle nuove tecnologie digitali. Si tratta di due ambiti dove l’adozione del contratto collettivo del settore elettrico da parte di tutte le imprese non è da dare per scontata.
In questo scenario generale di trasformazione, flessibilità, efficienza operativa, capacità di raccogliere, gestire ed elaborare una mole crescente di dati sul funzionamento di reti e impianti e resilienza rappresentano insieme alla capacità di innovazione gli elementi critici per la competitività delle imprese elettriche. Questi aspetti rappresentano elementi cruciali per poter interpretare la trasformazione del lavoro e potranno produrre effetti marcati sulla necessità di far evolvere i sistemi di gestione del personale verso configurazioni più adatte a sostenere e riconoscere il contributo di lavoratori, sia in ruoli “tradizionali” che in posizioni relativamente nuove, all’innovazione e alla capacità di gestire l’aumentata complessità operativa.