Il Convegno “Valorizzazione del legno-energia e manutenzione del territorio: cosa può fare la piccola e media azienda agro-forestale” è in programma a Piacenza, il 28 ottobre 2017 alle ore 10:00, nell’ambito della fiera Forestalia.
Una capillare manutenzione dei nostri boschi dipende dalla possibilità di intervenire a condizioni di sostenibilità economica, ove l’opera di manutenzione si tramuti anche in giusto guadagno per le imprese che effettuano il lavoro. Purtroppo, moltissime imprese forestali operano in condizioni di marginalità economica.
Il cambiamento climatico, l’invecchiamento della popolazione e il rapido affermarsi del pellet stanno determinando una flessione crescente della domanda di legna, a cui si contrappone un incremento dell’offerta generato dalla crisi, che ha costretto molti a ripiegare sull’attività boschiva part-time in mancanza di altre opportunità.
Ma a parte la legna, cosa si può cercare di vendere sul mercato dell’energia?
Innanzitutto pellet, visto che il pellet ormai rappresenta un mercato immenso, con un volume di affari che in Italia riguarda circa 3 milioni di tonnellate di prodotto all’anno con prezzi che facilmente superano i 200 €/t. Riuscire ad entrare in questo mercato rappresenterebbe un grosso passo
avanti per le ditte boschive italiane che devono fronteggiare il problema legato alla scala industriale con cui viene prodotto il pellet. Le imprese boschive possono solo permettersi pellettifici di piccole dimensioni, ma è lecito chiedersi se questi impianti riescano a produrre pellet a prezzi concorrenziali con quelli del pellet industriale d’importazione.
Se l’opzione pellet su piccola scala non fosse adatta alle condizioni di lavoro in cui si opera, c’è ancora l’opzione cippatino – cioè un cippato di dimensioni ridotte e regolari, in grado di essere impiegato come combustibile nelle stufe e nelle caldaie a pellet (eventualmente dopo piccole modifiche
al loro sistema di alimentazione). La produzione di cippatino consentirebbe forse di trovare un sostituto al pellet industriale, prodotto localmente anche da imprese di piccole dimensioni, con materia prima facilmente reperibile sul territorio e a fronte di piccoli investimenti.
Infine, un’alternativa ancora più ambiziosa è quella di produrre corrente elettrica e immetterla in rete. La produzione dienergia elettrica raggiunge il cliente più grande e offre una buona remunerazione, a fronte di investimenti abbastanza consistenti, ma ancora alla portata di molte imprese.
Se poi tutto questo non andasse, resta la classica vendita di energia termica a utenze aggregate, che è ormai ampiamente collaudata e che sembra ancora avere un notevole margine di sviluppo nelle nostre aree montane.
Di tutto questo si tratterà nel convegno del 28 Ottobre, in cui operatori del settore con esperienza diretta dei fatti forniranno le loro prospettive in un format snello e diretto.