Il Catalogo dei sussidi ambientali è un documento messo a punto dal Ministero dell’Ambiente che elenca i sussidi favorevoli e sfavorevoli per l’ambiente.
” La conoscenza dei sussidi ambientalmente rilevanti, sia dannosi che favorevoli, costituisce uno sforzo necessario per il disegno di politiche
ambientali ed economiche ambiziose ed efficienti. Politiche che devono essere all’altezza delle sfide globali lanciate con l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, l’Agenda 2030 dell’ONU per uno sviluppo sostenibile, con i suoi 17 obiettivi (SDG), dal Piano d’azione di Addis Abeba per una finanza sostenibile e su un piano diverso, ma convergente,
dall’enciclica “Laudato Sì” di Papa Francesco” scrive il ministro Gian Luca Galletti nell’introduzione al Catalogo dei sussidi ambientali.
Il Catalogo dei sussidi ambientali è stato richiesto dal Parlamento al Governo. Esso fa parte in uno sforzo generale di analisi e valutazione dell’erosione fiscale, delle spese fiscali, delle agevolazioni e incentivi esistenti.
“Mi auguro – prosegue il ministro Galletti – che questo primo Catalogo possa contribuire ad aiutare Parlamento e Governo, con il consenso convinto di produttori e consumatori, ad avviare un processo progressivo, ma rapido e certo, di eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi, così come ci richiede la comunità scientifica e la comunità internazionale.”
La stima per il 2013 dell’International Energy Agency, pari a US$ 548 miliardi per i soli sussidi ai consumatori e per le sole fonti fossili, a fronte di sussidi alle fonti rinnovabili per US$ 121 miliardi, ha impressionato tutti gli esperti. La Global Subsidies Initiative stima i sussidi alle fonti fossili in almeno US$ 600 miliardi annui. La forte discordanza in termini di importi deriva sia dalla diversa definizione di sussidi, sia dalla diversa metodologia utilizzata per l’identificazione e quantificazione degli stessi: ad esempio, l’OCSE concentra la propria analisi quasi esclusivamente su economie avanzate ed emergenti (34 Paesi membri + 6 Paesi emergenti), mentre il FMI fa riferimento a un maggior numero di Paesi (153 Paesi); inoltre, l’OCSE si riferisce a misure di sostegno individuali adottate dai singoli governi, il FMI adotta un approccio ancora diverso.