Nel recente Rapporto 2017 Gli Immobili in Italia, curato dal MEF e dall’Agenzia delle Entrate, un importante capitolo è dedicato alle agevolazioni fiscali per la ristrutturazione edilizia e la riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare italiano.
Ristrutturazione e detrazione fiscale: la situazione normativa
A partire dal 1998, sono state introdotte agevolazioni fiscali volte a incentivare il recupero e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio. Le agevolazioni sono state interessate da variazioni che hanno modificato le quote di spesa detraibile, i limiti massimi di spesa, le categorie di interventi agevolabili e sono state oggetto di numerose proroghe nel corso degli anni fino al 1° gennaio 2012. Le agevolazioni sono state infine stabilizzate a regime dal decreto legge n. 201/2011, convertito con legge n. 214/2011. Nel sistema fiscale italiano la principale agevolazione fiscale a favore dei soggetti che ristrutturano un immobile di proprietà o parti comuni di edifici residenziali situati nel territorio dello Stato consiste, ai sensi dell’art. 16-bis del D.P.R. 917/86 (TUIR), nella possibilità di detrarre dall’IRPEF una parte delle spese sostenute. Nello specifico, i contribuenti possono detrarre il 36 per cento delle spese sostenute fino a un ammontare complessivo delle stesse non superiore a 48.000 euro per unità immobiliare. Per effetto del susseguirsi di vari provvedimenti normativi, il primo dei quali corrispondente alla legge 27 dicembre 1997, n. 449, tale detrazione si applica, transitoriamente, nella maggior misura del 50 per cento – in luogo di quella ordinaria del 36 per cento – con riferimento alle spese sostenute dal 26 giugno 2012 al 31 dicembre 2017 e fino a un ammontare complessivo delle stesse non superiore a 96.000 euro per unità immobiliare. E’ prevista anche la possibilità di detrarre dall’IRPEF o dall’IRES le spese sostenute per interventi di riqualificazione energetica degli edifici esistenti. In questo caso, spetta, in linea generale, una detrazione nella misura del 65 per cento, entro limiti diversificati a seconda della specifica tipologia di intervento posto in essere. Dal 1° gennaio 2018, con riferimento a tali interventi, troverà applicazione la detrazione prevista, nell’ordinaria misura del 36 per cento, dall’art. 16-bis del TUIR.Per fruire della detrazione, gli interventi devono essere effettuati su unità immobiliari e su edifici, o su parti di edifici, esistenti, compresi quelli strumentali per l’attività d’impresa o professionale.
La detrazione per gli interventi di recupero edilizio non è cumulabile con l’agevolazione prevista per i medesimi interventi dalle disposizioni finalizzate al risparmio energetico. Pertanto, nel caso in cui gli interventi realizzati rientrino sia nelle agevolazioni previste per il risparmio energetico sia in quelle previste per le ristrutturazioni edilizie, il contribuente potrà fruire soltanto dell’uno o dell’altro beneficio fiscale, rispettando gli adempimenti previsti in relazione a ciascuna spesa.
Infine, il decreto legge n. 201/2011 ha introdotto la possibilità di detrarre le spese sostenute per la ricostruzione o il ripristino di un immobile danneggiato a seguito di «eventi calamitosi», se è stato dichiarato lo stato di emergenza. Con riferimento all’adozione di misure antisismiche, inoltre, compete una detrazione:
1. nella misura del 50 per cento delle spese sostenute dal 2017 al 2021, fino a un ammontare non superiore annualmente a 96 mila euro, se gli edifici ricadono nelle zone sismiche 1, 2 e 3 e sono destinati ad abitazione, anche non principale, e ad attività produttiva;
2. nella misura del 70 per cento delle spese sostenute dal 2017 al 2021 per interventi che determinano il passaggio a una classe inferiore di rischio sismico, ovvero dell’80 per cento se gli interventi realizzati determinano il passaggio a due classi inferiori di rischio sismico; se gli interventi antisismici sono realizzati sulle parti comuni condominiali, l’aliquota della detrazione si applica nella misura del 75 e dell’85 per cento su un ammontare di spesa non superiore a 96 mila euro moltiplicato per il numero delle unità immobiliari di ciascun edificio.
La detrazione è ripartita in cinque rate annuali di pari importo.
Sono detraibili altresì le spese sostenute per la classificazione e la verifica sismica degli immobili.
Gli interventi di ristrutturazione edilizia e riqualificazione energetica
Nel periodo 2005-2014 sono stati effettuati complessivamente 17,1 milioni di interventi per il recupero del patrimonio edilizio cui corrispondono un ammontare di spesa totale pari a 94,3 miliardi di euro circa e una spesa media per opera pari a 5,5 mila euro.
Rispetto all’ammontare di spesa complessiva sostenuta, l’importo totale portato in detrazione è pari a 4,1 miliardi di euro e la media per intervento è pari a 241 euro. I contribuenti che hanno riportato in dichiarazione spese per ristrutturazione edilizia, nell’anno di imposta 2014 (spese che possono essere state effettuate anche negli anni precedenti), sono 7,6 milioni. Hanno speso complessivamente 94,3 miliardi di euro e in media circa 12,4 mila euro. La quota totale di spesa portata in detrazione è pari a 4,1 miliardi di euro e la detrazione media è pari a circa 542 euro per contribuente.
La quasi totalità degli interventi di ristrutturazione, il 92,3%, è finalizzata al recupero edilizio delle abitazioni, per un ammontare totale pari a 12,5 miliardi di euro e con una spesa media pari a 9,3 mila euro. La categoria «altro uso», a fronte di un numero modesto di ristrutturazioni, presenta una spesa media per intervento molto elevata, pari a 20,5 mila euro.
La distribuzione per dimensione del Comune evidenzia che il 55% degli immobili oggetto di lavori di ristrutturazione edilizia sono situati in Comuni medio piccoli (tra 5 mila e 50 mila abitanti). La spesa media maggiore (10,6 mila euro) è sostenuta per gli immobili situati nei piccolissimi Comuni (fino a 5 mila abitanti). Circa 154 mila immobili oggetto di ristrutturazione sono locati nei Comuni
di grandi dimensioni.
Relativamente alla localizzazione geografica degli immobili oggetto di ristrutturazione si osserva che la maggioranza di questi (66 per cento) si trova nell’Italia settentrionale di cui il 22 per cento circa in Lombardia, mentre nel Sud e nelle Isole sono localizzati solo il 16 per cento degli immobili oggetto di ristrutturazione.Tra le Regioni con il maggior numero di ristrutturazioni si distinguono, oltre alla Lombardia, l’Emilia Romagna (13 per cento) e il Veneto (12 per cento).
Le spese per lavori di riqualificazione energetica eseguite prima del 2010, comprendono gli anni 2008 e 2009 e sono nettamente inferiori a quelle osservate dal 2010 in poi.
Interventi per la riduzione del rischio sismico
Il D.L. 63/2013 ha introdotto, per la prima volta, nell’ordinamento italiano la detrazione del 65%, con un limite di spesa massimo di 96 mila euro, per opere di riqualificazione antisismica e per la messa in sicurezza statica di edifici collocati nelle zone sismiche ad alta pericolosità (zone 1 e 2).
Il periodo preso in esame va da agosto 2013, data di introduzione dell’agevolazione fiscale,a dicembre 2014. In tale periodo sono stati effettuati oltre 45 mila interventi relativi all’adozione di misure
antisismiche. L’ammontare totale di spesa per questa categoria di opere è pari a oltre 300 milioni di euro e la spesa media è pari a 6,7 mila euro circa. Per questi interventi sono state richieste detrazioni per un importo totale pari a circa 19,7 milioni di euro cui corrisponde un beneficio fiscale medio pari a 435 euro.
Le conclusioni del Rapporto
In conclusione,
“l’intervento del policy maker in questo ambito, sembra aver stimolato la probabilità di ristrutturare sia in termini di addizionalità economica che fiscale. La misura fiscale sembra aver incentivato soprattutto i contribuenti con una maggiore età, pensionati, con redditi imponibili e da fabbricati maggiori e con una elevata capacità economica di sostenere consumi non alimentari non durevoli. Al contrario sembra che la policy non abbia avuto effetti rilevanti sulla probabilità di ristrutturare degli «inattivi» e delle persone con una quota di spesa in beni alimentari relativamente alta, ovvero la categoria di persone meno abbienti. Per le riqualificazioni energetiche sono state individuate numerose «barriere» che impediscono ai consumatori di effettuare interventi. Fra queste troviamo gli alti costi di realizzazione e le asimmetrie informative; tali barriere sono presenti anche per le ristrutturazioni edilizie. Inoltre i consumatori tendono a dare maggior peso ai risparmi attuali piuttosto che a eventuali risparmi futuri, quindi sulla base della teoria delle scelte del consumatore si può affermare che le ristrutturazioni ricadono nella categoria dei beni voluttuari,per i quali l’elasticità al reddito (e al prezzo) è relativamente alta. Di fatto, a livello micro, i risultati confermano quanto ci si poteva attendere sulla base della valutazione teorica di questa misura fiscale: lasciando al consumatore l’onere di sostenere interamente le spese iniziali della ristrutturazione, i contribuenti che maggiormente si avvalgono delle agevolazioni sono quelli che possono sostenerne i costi.”
E’ disponibile sul sito Rete Asset il testo completo del Rapporto. Chi preferisce può leggere solo il capitolo dedicato alle agevolazioni fiscali per la ristrutturazione edilizia e la riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare italiano.
Numero di interventi per ristrutturazione edilizia, per Provincia, anno 2014