41 Comuni italiani hanno deciso di dire basta alle energie fossili. E sono circa un milione gli impianti elettrici e termici sparsi per la Penisola. Un autentico primato per il nostro Paese che si conferma molto avanzato dal punto di vista energetico. I dati sono emersi dall’ultimo rapporto “Comuni Rinnovabili 2019” di Legambiente, appena presentato.
Secondo il rapporto “Comuni Rinnovabili 2019” ben 3.054 comuni sono completamente autosufficienti per i fabbisogni elettrici e 50 per quelli termici; 41 sono quelli fossil free. In dieci anni la produzione da rinnovabili, continua il rapporto, è cresciuta di oltre 50 TWh. Ciò ha messo in crisi il modello fondato sulle fossili. Il contributo delle rinnovabili è passato dal 15 al 35,1% rispetto ai consumi elettrici e dal 7 al 18% in quelli complessivi. Tuttavia, bisogna fare molto di più per stare dentro l’Accordo di Parigi sul clima. Anche perché, da un punto di vista energetico, siamo ad un punto fermo.
41 Comuni italiani virtuosi. E dopo?
Per la prima volta da 12 anni a questa parte, nel 2018 in Italia è calata la crescita di energia pulita, prodotta da:
- solare,
- eolico,
- bioenergie,
e procedono a passo lento anche gli investimenti nel settore. Tutto ciò mette a rischio anche gli obiettivi al 2030.
«È tempo di aprire un confronto sulle scelte nei diversi settori produttivi e sulle politiche più efficaci di efficienza energetica e sviluppo delle fonti rinnovabili – afferma Katiuscia Eroe, responsabile Energia di Legambiente. Dobbiamo riuscire entro il 2030 quanto meno a triplicare i 20 GW installati di impianti solari; e realizzare investimenti capaci di ridurre drasticamente consumi energetici e emissioni di CO2».
Secondo il Vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini non si può più aspettare, in quanto «lo sviluppo delle rinnovabili in Italia è praticamente fermo e non ha alcun senso rinviare una scelta che può fermare la febbre del pianeta ed è nell’interesse dei cittadini, delle imprese. L’Europa ha definito principi e regole per le comunità energetiche e i prosumer (produttori-consumatori) di energia da fonti rinnovabili. La sfida è dunque di entrare al più presto nel merito delle scelte concrete da compiere e che Governo e Parlamento si impegnino a recepire entro il 2019 la direttiva europea».